Questa frase, attribuita a Rahm Emanuel (capo di gabinetto di Barack Obama), pare sia stata pronunciata ad un congresso di dirigenti in seguito al crollo finanziario del 2008.
All’epoca l’amministrazione Obama riuscì a fare approvare dal Congresso un piano di rilancio da 787 miliardi di dollari, insieme alla famosa legge di riforma della sanità, alla riformulazione della legislazione a tutela dei consumatori ed una serie di altre leggi che altrimenti avrebbero incontrato maggiori difficoltà a passare.
Questo perché durante i periodi di difficoltà, le abitudini organizzative diventano abbastanza malleabili perché si possa ridefinirle, altrimenti le prassi aziendali sono routine così tenacemente consolidate che vengono mantenute strenuamente seppur chiaramente disfunzionali.
Non basta infatti che il dirigente provi ad imporre i cambiamenti desiderati ai suoi collaboratori: modificare un’abitudine organizzativa è molto difficile, richiede solitamente un grande impegno e non sempre si ottiene il risultato desiderato. Questo spiega come mai, secondo una ricerca condotta da Mercuri Urval, ben l’84% dei progetti di change management non darebbe i risultati attesi.
Un leader avveduto sfrutta un periodo di crisi non solo per gestirlo, trovando gli accorgimenti più efficaci per governare la situazione, ma soprattutto per ridisegnare le abitudini organizzative e trovarsi così meglio attrezzato per quello che verrà dopo.
Per dirla con Edgar Schein:
“…ogni cambiamento comincia con una qualche forma di disconferma.”
in altre parole se tutto va apparentemente bene non c’è ragione per cambiare, solo se riconosco evidentemente che le cose non vanno bene, anzi non vanno per niente bene (quindi tanto più se c’è una crisi in atto), quello è il momento migliore per avviare un processo di profondo cambiamento e renderlo non solo funzionale al periodo transitorio, ma strutturale.
E’ chiaro che occorre saper dosare adeguatamente il supporto al cambiamento, altrimenti è facile dalla disconferma passare allo scoraggiamento, al senso di impotenza: anche questo è compito del leader che deve mostrare la via, dare gli obiettivi e governare il processo fornendo gli strumenti e le infrastrutture per realizzare il cambiamento voluto.
Cosa può fare il leader per guidare la sua organizzazione e le sue persone a superare le resistenze al cambiamento?
“Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia.
Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta.”
Kahlil Gibran
Riferimenti utili:
Il potere delle abitudini, C. Duhigg, TEA ed.
Culture dell’Impresa, E. H. Schein, Raffaello Cortina ed.